W LA CLASSE QUINTA!!!




W LCLASSE QUINTA !!!
























LA BASILICA

Il termine BASILICA assume al giorno d'oggi tre significati:


1)    Nell'antica Roma la basilica era un edificio pubblico utilizzato come luogo di riunioni pubbliche e di amministrazione della giustizia. Il termine indicava una costruzione con navata centrale rialzata, sulla cui parte superiore potevano essere ricavate finestre, permettendo di risolvere i problemi di illuminazione tipici dei grandi edifici.







Basilica civile romana di Massenzio




2) Il significato della parola si e’ esteso, a partire dal IV secolo, ai luoghi di culto cristiano, divenendo un particolare e definito tipo architettonico, costituito da uno spazio suddiviso in tre o cinque navate, generalmente con un'abside finale.




Basilica papale San Giovanni in Laterano



3)  Infine, tale prestigio religioso si e’ evoluto in un vero e proprio titolo canonico, che da’ particolari privilegi alle chiese che lo ottengono.

Le BASILICHE PAPALI MAGGIORI sono QUATTRO 
e si trovano a ROMA:

SAN GIOVANNI IN LATERANO




SAN PIETRO IN VATICANO



VIDEO MAPPING "SEGUIMI. LA VITA DI PIETRO"





SAN PAOLO FUORI LE MURA




SANTA MARIA MAGGIORE



Le BASILICHE PAPALI MINORI sono DUE 
e si trovano ad ASSISI:

SAN FRANCESCO




SANTA MARIA DEGLI ANGELI
(PORZIUNCOLA)




Tutte le altre basiliche sono invece dette basiliche pontificie.
Nel mondo ce ne sono circa 1.600.

Eccone alcune:


BASILICA dell’ANNUNCIAZIONE
(NAZARETH)




BASILICA della NATIVITA’
(BETLEMME)



BASILICA del SANTO SEPOLCRO 




BASILICA dell’ IMMACOLATA CONCEZIONE
(STATI UNITI D'AMERICA)



BASILICA di NOSTRA SIGNORA de APARECIDA
(BRASILE)




BASILICA di SAN GIOVANNI BATTISTA


(FILIPPINE)


BASILICA SANTA MARIA DEL MONTE


(INDIA)






Ecco il nostro modellino tridimensionale di basilica!







































I PATRONI D'EUROPA

SAN BENEDETTO DA NORCIA










IL CANTO CRISTIANO NELLA STORIA

Tra il VI e il VII secolo lo sviluppo del monachesimo favorì la definizione della liturgia dell'Ufficio delle ore. Nel Medioevo, infatti, la vita del monaco alternava la preghiera al lavoro ed era suddivisa in otto appuntamenti di preghiera: mattutino (prima dell'alba); laudi (dopo l'alba); ora prima (alle 6 del mattino); terza (ore 9); sesta (ore 12); nona (ore 15); vespri (ore 17) e compieta (ore 20). Durante questi momenti di preghiera i monaci intonavano salmi, inni, responsori (canti in cui al verso intonato dal celebrante risponde un ritornello corale).

 

Parallelamente si vennero fissando i periodi dell'anno liturgico (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Ascensione, Pentecoste) e la liturgia musicale della messa. Quest'ultima comprendeva la serie di canti del Proprio della messa (Introito, Graduale, Alleluia, Tratto, Offertorio, Comunione), i cui testi variavano a seconda del periodo liturgico, e i canti (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Benedictus, Agnus Dei), con testi che non variavano durante l'anno liturgico.

 

GREGORIO MAGNO E LA NASCITA DEL CANTO GREGORIANO




Secondo la tradizione papa Gregorio Magno, alla fine del 6° secolo, riformò la liturgia della Chiesa romana e raccolse le melodie che da lui prendono il nome. In realtà il canto gregoriano nacque dall'opera di unificazione di varie tradizioni avviata tra l'VIII e il IX secolo in Francia dai re carolingi Pipino il Breve e Carlomagno. Con il Sacro Romano Impero si determinò infatti una fusione tra il canto cristiano praticato in Francia, detto gallicano, e quello romano. Tale fusione diede vita al canto gregoriano, diffusosi poi in Europa occidentale e rientrato a Roma con le discese degli imperatori Ottoni (nella seconda metà del 10° secolo).

 

Tra le fondamentali trasformazioni avvenute in età carolingia va ricordata inoltre la nascita della scrittura musicale neumatica (dal greco nèuma "segno"), che servì a fissare per iscritto i canti che in precedenza si tramandavano oralmente.

 

Nel corso del IX e X secolo, l'esigenza di arricchire i testi e le melodie dei canti portò allo sviluppo di forme poetico-musicali indipendenti e perfino a drammatizzazioni di passi del Vangelo, rispettivamente denominate tropi, sequenze e drammi liturgici.

 

Il canto gregoriano era il maggior rappresentante della musica religiosa della prima parte del Medioevo, prima di esso, però vi era il canto cristiano.
Quest’ultimo si fondava su testi biblici e somigliava molto alla lingua parlata. Poi dal IV secolo vennero introdotte nuove formule melodiche e nuovi testi e proprio in questo periodo nacque l’inno, cioè testi e melodie di facile apprendimento, motivo per cui si diffusero rapidamente.
Nel frattempo, in Occidente si erano formate tradizioni liturgiche locali e il canto religioso aveva subito dei mutamenti. A Roma la musica era influenzata da quella greca ed ebraica, ed il papa Gregorio Magno deciso di modificare lo stile della musica, di riorganizzarlo, e così nacque il canto gregoriano che appunto prese il nome da questo papa. Il canto gregoriano si diffuse in tutto il mondo occidentale e si basava sulla notazione neumatica attraverso cui era più facile imparare a memoria le varie melodie.


Lo stile del canto gregoriano

Il latino era alla base dei testi dei canti gregoriani, infatti era la lingua ufficiale della chiesa, era monodico e quindi tutti i cantori intonavano su un’unica melodia come nel coro greco.
Si trattava di melodie semplici e davano l’impressione di una sorta di recitazione, c’erano però altri casi in cui erano più complessi, ricchi di note e di fioriture.


 

Guido d’Arezzo è famoso nel mondo per l’invenzione che ha rivoluzionato la storia della musica: la notazione musicale. Sì, perché una cosa come il pentagramma, che oggi magari può sembrarci alla portata di tutti, in realtà è un’invenzione immensa, degna di un vero rivoluzionario.

 

L’inizio di una grande rivoluzione culturale

Guido Monaco era nell’Abbazia di Pomposa (Ferrara) quando mise le basi per la musica scritta che conosciamo oggi, ma il successo della sua invenzione gli si rivoltò contro. La rivoluzione culturale a cui stava dando vita era una vera innovazione per il Medioevo, perché avrebbe portato la musica colta fuori dalle abbazie, rendendola alla portata di tutti.

 

Siamo nell’anno Mille quando il monaco benedettino e insegnante di musica inizia a sperimentare la notazione sui canti gregoriani nelle Cattedrali di Arezzo e Pomposa. Giorno dopo giorno si rende sempre più conto di quanto sia difficile per i monaci ricordare i tradizionali canti gregoriani e si ingegna per aiutare i suoi fratelli.

 

Certo, prima di lui un sistema di notazione c’era, quello neumatico, non basato su note musicali, ma su neumi e melismi, cioè sulla trascrizione di una formula melodica e ritmica applicata ad ogni singola sillaba. Il sistema era macchinoso e complesso da decifrare e gran parte dell’insegnamento e della trasmissione della musica era comunque legata a doppio filo con l’oralità.

 

Le sue innovazioni trovarono molte resistenze e per scappare da invidie e accuse si rifugiò ad Arezzo. Ad accogliere Guido d’Arezzo a braccia aperte c’era la fiorente scuola di canto della Cattedrale con il vescovo Tedaldo, pronto a dargli la sua protezione. Non è un caso che il Micrologus di Guido d’Arezzo, il trattato e testo musicale più diffuso del Medioevo, fosse dedicato proprio a Tedaldo.

 

Le note musicali, il tetragramma e la Mano Guidoniana

Partendo dalle prime sillabe dell’Inno a San Giovanni Battista di Paolo Diacono, cioè “Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si”, Guido d’Arezzo ha dato i nomi alle note musicali. L’“Ut” sarà poi sostituito qualche secolo dopo con il Do da Giovanni Battista Doni.

 



Ut queant laxis è l'inno liturgico dei Vespri della solennità della natività di San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno.

La fama di questo inno, scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono, si deve a Guido d'Arezzo, che ne utilizzò la prima strofa per trarne i nomi delle sei note musicali dell'esacordo:

(LA)

«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes»

(IT)

«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro,
San Giovanni»

(Inno a San Giovanni)

A ciascuna sillaba qui evidenziata corrisponde infatti, nella musica dell'inno, la relativa nota con cui è cantata. Da tale criterio convenzionale derivarono i nomi delle note musicali Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La, con Ut che, successivamente, venne sostituito da Do, sillaba che, terminando con una vocale, si pronuncia in modo più agevole nel solfeggio.


Inoltre, ha codificato il modo di scrivere le note definendo le posizioni delle note su un grande rigo musicale, proponendo un sistema unificato per la scrittura delle note. Per la parte terminale della nota usava il simbolo di un quadrato, che sarebbe poi diventato un rombo ed infine il nostro ovale.

 

Guido d’Arezzo introduce per la prima volta nella storia il grande rigo su cui indicare l’altezza delle note a seconda del loro posizionamento, il tetragramma. A differenza del moderno pentagramma, che ha cinque righe, il tetragramma ne aveva quattro.

 

Sempre a Guido d’Arezzo si devono le invenzioni del sistema mnemonico della “mano guidoniana” per aiutare l’esatta intonazione dei gradi della scala o esacordo e del sistema della solmisazione, una prima forma di solfeggio. Queste invenzioni lo hanno reso famosissimo nel Medioevo, tanto da essere invitato a Roma da Papa Giovanni XIX.

 


Guido Monaco: ad Arezzo la sua piazza e la sua statua

Arezzo ha dedicato a questo suo figlio illustre Piazza Guido Monaco con al centro la grande statua di Guido d’Arezzo, inventore delle note musicali.

Nel monumento a Guido d’Arezzo, realizzato nel 1882 dallo scultore livornese Salvino Salvini, Guido Monaco è raffigurato con la veste benedettina mentre posa la mano destra sull’antifonario contente la strofa dell’Inno a San Giovanni da cui presero il nome le note musicali.



(cartellone eseguito dalla cl.V di Secugnago a.s. 22/23)



SANTA CATERINA DA SIENA












GIOVANNI PAOLO II... BENEDETTO XVI... FRANCESCO... W IL PAPA!!!


Ecco alcune notizie che ci aiutano a conoscere 
meglio gli ultimi Papi.



GIOVANNI PAOLO II




"FRATELLI E SORELLE, NON ABBIATE PAURA! APRITE, ANZI, SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!"


Il suo nome dalla nascita e’ KAROL WOJTYLA.
E’ nato in Polonia, vicino a Cracovia, il 18 Maggio 1920.
Fu eletto papa il 16 Ottobre 1978.
Il 13 Maggio 1981 fu ferito gravemente da Ali’ Agca, killer professionista turco. Il papa scampo’ alla morte e ando’ in carcere per incontrare il suo attentatore e lo perdono’.
Si impegno' molto per il dialogo ecumenico ed interreligioso, la pace e la dignita’ dell’uomo.
Per questo fece numerosi viaggi per incontrare 
molti popoli dei cinque continenti.
Nel 1986 ideo’ un incontro speciale, 
mai avvenuto prima nella storia: 

LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACE

Da allora ogni anno, ad Assisi, si incontrano i rappresentanti delle grandi religioni mondiali  per pregare insieme 
per la pace in tutto il mondo.

E' stato proclamato SANTO il 27 Aprile 2014.


SAN GIOVANNI PAOLO II




LO STEMMA DI GIOVANNI PAOLO II



ALCUNE SUE FOTO







































BENEDETTO XVI





 "LA PREGHIERA E' SPERANZA IN AZIONE"


Il suo nome dalla nascita e’ JOSEPH RATZINGER.
E’ nato in Germania il 16 Aprile 1927.
Fu eletto papa il 19 Aprile 2005 e rimase in carica fino 
al 28 febbraio 2013. Questo perche’ rinuncia al suo incarico per l’eta’ avanzata, rimanendo pero’ Papa emerito.
Durante il suo pontificato continuo’ l’impegno nel dialogo ecumenico, in particolar modo con la Chiesa ortodossa; riaffermo’ il rapporto speciale con gli ebrei e la stima verso i musulmani e i membri delle altre religioni.
Lo ricordiamo anche per essere stato un grande teologo cioe’ uno studioso che ha approfondito molto la conoscenza di Dio e la sua relazione con l’umanita’.





LO STEMMA DI PAPA BENEDETTO XVI



ALCUNE SUE FOTO

























FRANCESCO



“COME VORREI UNA CHIESA POVERA E PER I POVERI!”


E’ nato in Argentina, a Buenos Aires, il 17 Dicembre 1936.
 Lo chiamarono JORGE MARIO BERGOGLIO.
E’ stato eletto papa il 13 Marzo 2013.
 E’ il primo papa sudamericano e gesuita.
Ha scelto il nome di Francesco per ricordare il santo d’Assisi; disse riferendosi alla scelta del nome:
”Francesco e’ l’uomo della pace, e’ colui che ama
 e custodisce il creato, l’uomo povero”.
Come i suoi predecessori si sta impegnando molto 
per il dialogo ecumenico e interreligioso.
Con le sue importanti scelte sta portando avanti un grande cambiamento positivo all’interno della Chiesa.
Dotato di grande capacita’ comunicativa,
 semplicita’ e affabilita’.
Ricordiamo la sua enciclica “Laudato si’” , che vuol far riflettere sull’impellente necessita' di prendersi cura del nostro pianeta.
Grande importanza va data anche alla scelta di proclamare un Giubileo straordinario della misericordia
che ha avuto inizio l’8 Dicembre 2015 
e si concludera’ il 20 Novembre 2016.

CONOSCI PAPA FRANCESCO



LO STEMMA DI PAPA FRANCESCO



ALCUNE SUE FOTO





























SCHEDA DIDATTICA





LECUMENISMO




La parola ECUMENISMO deriva dal greco “OIKOUMENE” che 

significa “Mondo, tutta la Terra abitata”. 

Esso e’ l’importante cammino di DIALOGO tra i CRISTIANI 

(protestanti, ortodossi e cattolici) 

che mira a realizzare la frase evangelica “CHE TUTTI SIANO UNO” 

(in latino “UT UNUM SINT”).

Per questo scopo il 12 Febbraio 2016 si e’ realizzata 

una tappa storica importantissima; 

Papa Francesco e il patriarca russo Kirill si sono

 trovati a Cuba per testimoniare questo importante desiderio:

 l’unita’ dei fratelli cristiani.

Camminare nella stessa direzione per costruire rapporti di PACE 

soprattutto nei Paesi in cui e’ piu’ minacciata e dove

 i cristiani sono vittime di persecuzione.




MATERIALE DI APPROFONDIMENTO TAPPA 12 FEBBRAIO 2016



L’ANNUNCIO IN SALA STAMPA DELLO STORICO INCONTRO




“L’UNITA’ SI COSTRUISCE CAMMINANDO INSIEME”



INCONTRO PIENO DI GIOIA



PAPA FRANCESCO E IL PATRIARCA KIRILL 
FIRMANO PER COLLABORARE INSIEME PER LA VITA!




SCHEDA DIDATTICA







IL VESCOVO DI LODI


MONS. MAURIZIO MALVESTITI


















STEMMA EPISCOPALE




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